Singer Isaac Bashevis - 1978 - La luna e la follia by Singer Isaac Bashevis

autore:Singer Isaac Bashevis [Singer Isaac Bashevis]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Fiction, General, Short Stories (single author)
ISBN: 9788830401099
Google: CnM_NQAACAAJ
editore: Longanesi
pubblicato: 1984-01-14T23:00:00+00:00

Tradotto in americano dall'autore e da Laurie Colwin.

IL CABBALISTA DELLA EAST BROADWAY

Come così spesso accade a New York, il quartiere era cambiato. Le sinagoghe erano diventate chiese, le yeshivah ristoranti o garage. Qui e là era ancora possibile vedere qualche abitazione di vecchi ebrei, un negozio che vendeva libri ebraici, un luogo di riunione per il landsleit di qualche villaggio della Romania o dell'Ungheria. Mi toccava andare in quella zona della bassa Manhattan alcune volte alla settimana, perché il giornale yiddish cui collaboravo vi aveva ancora la sede. Un tempo, nella tavola calda sull'angolo si potevano incontrare scrittori yiddish, giornalisti, insegnanti, raccoglitori di fondi per Israele e simili. I piatti più comuni erano blintze, borscht, kreplech, fegato a pezzetti, dolce di riso e dolcetti all'uovo. Ora, per lo più, il luogo era frequentato da negri e portoricani. Diverse le voci, diversi gli odori. Tuttavia, di quando in quando ci andavo per fare una rapida colazione o per bere una tazza di caffè.

Ogni volta che ci entravo, vedevo immediatamente un uomo che chiamerò Joel Yabloner, un vecchio scrittore yiddish che si era specializzato nella cabbala. Aveva pubblicato libri sul santo Isaac Luria, su Rabbi Moshe di Cordoba, sul Baal Shem, su Rabbi Nachman di Bratislavia, e aveva tradotto una parte dello Zohar. Scriveva anche in ebraico.

Secondo i miei calcoli, doveva aver passato da poco i settanta.

Joel Yabloner - alto, smilzo, con un viso giallastro e rugoso - aveva un cranio lustro senza nemmeno un capello, il naso affilato, le guance incavate ed il pomo d'Adamo molto prominente. I suoi occhi sporgenti erano color ambra.

Indossava un vestito malandato e una camicia sbottonata, che metteva in mostra i peli bianchi del torace. Non si era mai sposato. Da giovane aveva sofferto di tisi e i medici lo avevano mandato in un sanatorio nel Colorado.

Qualcuno mi aveva raccontato che, lì, era stato costretto a mangiare maiale, cosa che lo aveva fatto sprofondare nell'ipocondria.

Lo sentivo raramente pronunciare una parola.

Quando lo salutavo, se ne accorgeva appena e spesso girava lo sguardo da un'altra parte. Viveva con i pochi dollari alla settimana che l'Unione degli Scrittori Yiddish riusciva a passargli. Nel suo appartamento, in Broome Street, non c'era bagno, né telefono, né riscaldamento. Non mangiava pesce né carne, e nemmeno uova o latte: solo pane, verdura e frutta. Nella tavola calda ordinava sempre una tazza di caffè forte ed un piatto di prugne secche. Se ne stava seduto lì per ore, a fissare la porta girevole, il banco del cassiere o la parete su cui, anni prima, un artista commerciale aveva dipinto il mercato di Orchard Street, con i suoi carrettini e venditori ambulanti. Ormai i colori si stavano scrostando.

Il presidente dell'Unione degli Scrittori mi aveva detto che, sebbene a New York tutti gli amici e ammiratori di Yabloner fossero morti, tuttavia costui aveva ancora parenti e discepoli in terra d'Israele, e che costoro spesso lo invitavano a trasferirsi a vivere là. Avrebbero pubblicato le sue opere - o così promettevano: aveva bauli pieni di manoscritti -, trovato un appartamento per lui e fatto in modo che venisse accudito sotto ogni punto di vista.

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